Federico Platania "Arcipelago familiare"

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Federico Platania"Arcipelago familiare"Fernandel Editorewww.fernandel.itQuando Jai Fittipaldi, uno chef italo-indiano, apre il suo primo ristorante a Londra, sa che suo padre non parteciperà all’inaugurazione. Daniele Fittipaldi è infatti scomparso da alcuni mesi. Scomparso, però, non è la parola giusta. Tutti sanno dove si trova: in un rifugio sperduto nelle remote isole Kerguelen, nelle Terre Antartiche Francesi, dove molti anni prima Daniele aveva coordinato il progetto di un radiofaro. Raggiungerlo è dunque davvero complicato. Quanto alla madre di Jai, Aparajita, anche lei è a suo modo lontana, smarrita nelle filosofie new-age e in un ambientalismo radicale che le ha fatto perdere il lavoro. Toccherà a Jai ricollegare le isole del suo arcipelago familiare.In questo nuovo romanzo Federico Platania indaga i rapporti fra genitori e figli, dove i secondi pagano le ambizioni dei primi e tutti cercano di trovare una rotta sicura tra segreti e riconciliazioni.(Copertina di Stefano Bonazzi)Così comincia:"Ora so che non leggerò mai più i diari di mio padre. L’acqua ha sfarinato le scatole di cartone fino a metà della loro altezza. I quaderni galleggiano nella piccola stiva e l’inchiostro che ricopriva i fogli si è sciolto in lacrime scure nel mare.Bellamy ha già riparato la falla, ma il danno è fatto. Dice che a giudicare da quanta acqua è entrata e dalle condizioni del carico in stiva – non solo i diari sono andati perduti, ma anche tre o quattro cartoni di viveri – l’incidente deve essere successo non più tardi di un paio di giorni dopo essere salpati da La Réunion.Sono stato uno stupido a non tenere i diari in cabina. A quest’ora sarebbero salvi. Raccolgo uno dei taccuini zuppi, provo a sfogliarlo, ma le pagine mi rimangono tra le mani, si disfano in grumi di pasta bianchiccia. Anche i fogli rimasti integri sono ormai tele d’acquerello. Se mio padre avesse usato una matita dalla mina dura o una biro sarebbe cambiato qualcosa? Lui però ha sempre usato i suoi pennarelli a punta fine, quando non addirittura una stilografica, almeno in certi periodi della sua vita. A Londra ad esempio usava la stilografica, e ciò significa che anche se in questo macello dovessi ritrovare il quaderno Tortillas o il Pagliaccio, a quest’ora le pagine somiglierebbero a un volto rigato da lacrime di mascara.Guardo Bellamy senza dire nulla. Lui aiuta un paio dei suoi uomini a svuotare la stiva. Si accorge che lo sto fissando e mi restituisce un garbato sguardo di sfida. «Sono cose che possono succedere», dice. Io resto qualche secondo in silenzio. La verità è che non so che dire. «Ci arriviamo a terra?», chiedo. [...]"Federico Platania (Roma, 1971) è l’ideatore e il curatore del sito samuelbeckett.it, dedicato allo scrittore irlandese, divenuto negli anni punto di riferimento per gli appassionati di Beckett in Italia. Dopo aver partecipato a saggi collettivi e aver tenuto interventi all’Accademia di Belle Arti di Macerata, all’Accademia di Brera e al San Patrizio Livorno Festival, nel romanzo La distanza del cielo (Fernandel, 2021) ha rielaborato la grande quantità di informazioni raccolte sullo scrittore irlandese.Platania ha esordito nel 2006 con la raccolta di racconti Buon lavoro, a cui sono seguiti i romanzi Il primo sangue (2008), Bambini esclusi (2012) e nel 2013, per l'editore Gallucci, Il Dio che fa la mia vendetta.Wikipedia gli dedica una pagina.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

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